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Durante il tuo viaggio in Cambogia, ti capiterà quasi certamente di passare alcuni giorni nella sua vibrante capitale. In questo articolo scoprirai cosa vedere a Phnom Penh e quanti giorni conviene fermarti in città.
Famosa come “la Perla d’Asia”, la capitale cambogiana esprime al meglio sia le caratteristiche tipiche delle grandi città asiatiche – popolosa, trafficata, colorata, caotica, vibrante – sia la storia recente del Paese.  Proclamata capitale nel 1865, la città – il cui nome in khmer è Krong Chaktomokin – raggiunse il massimo splendore negli anni ’20 del secolo scorso, sotto il Protettorato Francese.

Il folle regime di Pol Pot degli anni 1975-1979 ne segnò un inesorabile declino: alla base della ideologia criminale vi era l’abolizione della proprietà privata, lo svuotamento delle città – per ripopolare le campagne – e la conseguente distruzione di strade e palazzi.

Alla fine degli anni ’80 Phnom Penh era una città fantasma, profondamente ferita nella sua struttura urbana e la cui maggior parte degli abitanti era stata trucidata dai Khmer Rossi. Quando visiterai questa città tieni presente la sua storia recente, e ti sorprenderai della vitalità della sua gente, proiettata verso il domani ma con uno sguardo malinconico al suo passato travagliato.

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Le 10 Cose da Vedere in Città

La città conta circa 2 milioni e mezzo di abitanti ed è di modesta ampiezza, ma il cuore storico – il cosiddetto Quartiere Francese – è adagiato lungo il fiume Mekong ed è visitabile anche a piedi.

Vuoi scoprire cosa vedere a Phnom Penh? Qui troverai la maggior parte dei luoghi simbolo della capitale e potrai calarti nella vita quotidiana dell’affascinante popolo cambogiano. In questo articolo ti racconteremo le caratteristiche dei dieci luoghi che devi assolutamente visitare durante il tuo soggiorno in città.

    Lungofiume Mekong

    Il Mekong è uno dei più importanti fiumi asiatici e attraversa tutta la Cambogia: la vita del Paese, e nello specifico della sua capitale, è intrinsecamente legata al suo “fiume madre”. Phnom Penh sorge sul Mekong, che proprio in città si divide nei suoi due rami, il Tonle Sap e il Tonle Bassac. In questo punto ogni anno a novembre si celebra la più grande festa popolare khmer, il Bon Om Touk, il capodanno cambogiano.
    La prima cosa che ti consigliamo di fare a Phnom Penh, quindi, è passeggiare lungo il fiume. Avrai la possibilità di osservare da vicino la vita quotidiana della città: la “promenade” propone una serie di eleganti caffè e ristoranti dal sapore occidentale, che si alternano con banchetti di street food e venditori ambulanti. Tutto attorno sfrecciano tuk tuk, i giovani passeggiano sorridenti, gli anziani si dedicano al tai chi all’alba, intere famiglie portano offerte floreali ai piccoli santuari ai piedi dell’imponente corso d’acqua.

      tramonto sul Mekong a Phnom Penh

      Sul ramo del fiume Tonle Sap si affacciano – in rapida successione – i tre edifici simbolo di politica, arte e religione cambogiana: Il Palazzo Reale, il Museo Nazionale e il Tempio Wat Ounalom. Se sei amante della navigazione fluviale, potrai anche partecipare a brevi crociere al tramonto per ammirare la città dal fiume. Addirittura potrai prenotare dei veri e propri trasferimenti di lungo raggio: dal porto fluviale di Sisowath Quay (all’altezza della Street 104) partono traghetti che collegano Phnom Penh con molte cittadine cambogiane, da Kratie a Siem Reap verso nord, o, verso sud, anche con la città vietnamita di Chau Doc.

      Wat Phnom

      La prima cosa da vedere a Phnom Penh è il Wat Phnom, un tempio sulla collina che rappresenta, a nostro avviso, il luogo simbolo di Phnom Penh. Secondo la leggenda è questo il punto in cui nel 1375 è nata la città. Su questa altura viveva la signora Penh che, un giorno, vide galleggiare sul fiume un tronco di albero contenente quattro immagini in bronzo del Buddha. La dama – conosciuta oggi come Daun Penh (“Nonna Penh”) – ci vide un segno divino, decise di recuperare le statue e per custodirle fece erigere questo tempio, primo edificio della futura capitale.

        tempio Wat Phnom a Phnom Penh

        Il Wat Phnom è un luogo magico e vibrante che non puoi perderti, avvolto da un’aura di misticismo grazie alla popolazione locale che lo frequenta a tutte le ore del giorno. Allo stupa principale si accede tramite una piacevole scalinata; ad ogni passo incontrerai venditori di fiori, indovini, turisti incuriositi, fedeli che porgono offerte alla coloratissima statua della signora Penh, che ha dato il nome alla città (Phnom Penh significa la Collina di Penh). All’interno della pagoda è facile trovare gruppi di musicisti che intonano canti, a scandire le preghiere di monaci e devoti. Senza dubbio una delle nostre esperienze preferite durante una visita a Phnom Penh.

        Wat Phnom, tempio sulla collina

        Palazzo Reale

        Dopo il Wat Phnom, torna sul lungofiume e dedicati alle visite principali iniziando dal Palazzo Reale. La Cambogia è a tutt’oggi un regno: il sovrano attuale si chiama Norodom Sihamoni e vive nel Palazzo assieme alla sua famiglia. La costruzione del Royal Palace fu avviata nel 1865, anno in cui Phnom Penh divenne capitale del Paese, e fu inaugurato nel 1870 da Re Norodom di Cambogia.  Ricorda – anche se in scala ridotta – il Grand Palace di Bangkok e fu il modello per costruire nel 1904 il Palazzo Reale di Luang Prabang, in Laos.

        Il complesso reale è formato da nove palazzi ed è immerso in un enorme giardino ben curato nel quale è molto piacevole passeggiare. Alcune sale non sono ammirabili dall’interno – come ti dicevamo, sono tuttora abitate dalla famiglia reale! – e in altre non è comunque possibile scattare foto. Ma le emozioni che proverai durante la tua visita al Palazzo Reale sono davvero uniche.

          Palazzo Reale Phnom Penh

          La Pagoda d’Argento

          All’interno del complesso del Palazzo Reale la struttura più rilevante è rappresentata dalla Pagoda d’Argento. Il motivo del nome va ricercato nella presenza di circa 5.000 piastrelle d’argento da 1 kg ciascuna che ricoprono l’intero pavimento: molte di esse sono ricoperte da enormi tappeti, per evitare che possano essere rovinate dal calpestio dei visitatori. La sala racchiude numerose statue in oro, argento e bronzo: la più imponente raffigura Buddha, pesa 90kg di oro massiccio ed è impreziosita ulteriormente con migliaia di diamanti, il più grande da 25 carati. Il Palazzo Reale è talmente venerato dai cambogiani che neanche i Khmer Rossi ebbero il coraggio di saccheggiarlo e distruggerlo.

          guardia del Palazzo Reale, Phnom Penh

          Museo Nazionale

          A pochi metri dal Palazzo Reale ti aspetta il più ricco e interessante museo d’arte e storia khmer al mondo. L’edificio del Museo Nazionale di Phnom Penh è reso inconfondibile dalle guglie e dai caratteristici tetti spioventi di color rosso. Una visita ti permetterà di ripercorrere la storia antica del Paese: dai regni pre-angkoriani Funan e Chenla, al periodo delle strette relazioni con l’India – da cui i regni khmer appresero la lingua pāli, l’arte e la religione -, fino all’età d’oro del Regno di Angkor.

          All’interno delle sale del museo potrai ammirare sculture meravigliose delle divinità indù, preziose ceramiche e oggetti di artigianato, molti dei quali ritrovati nel parco archeologico di Angkor e in altre siti storici del Paese.

            Museo Nazionale Phnom Penh

            Wat Ounalom

            Ti stai ancora chiedendo cosa vedere a Phnom Penh? Dopo il Palazzo Reale e il Museo Nazionale, pochi metri ti separano dal tempio più centrale e famoso della città: il Wat Ounalom, un antico tempio risalente al XV secolo.
            In linea con la tradizione buddhista, il tempio è in realtà una cittadella religiosa composta da una quarantina di edifici: oltre alle pagode e ai luoghi di culto veri e propri, potrai osservare dimore dei monaci, refettori, aule scolastiche, librerie, padiglioni per la meditazione. Nella seconda metà degli anni ’70 fu duramente saccheggiato dai Khmer Rossi, i monaci furono cacciati e il suo patriarca Huot Tat ucciso per ordine di Pol Pot.
            Oggi il tempio è stato completamente rinnovato ed è la sede principale dell’attivissimo patriarcato buddhista cambogiano, uno dei simboli della rinascita culturale e sociale del Paese.

            Wat Ounalom Phnom penh

            Mercato Vecchio (Phsar Chas)

            Il centro di Phnom Penh offre tanto altro da vedere: basta perdersi nei suoi vicoli per osservare l’affascinante vita quotidiana del popolo khmer. Ma dopo aver visitato i simboli di politica (Palazzo Reale), cultura (Museo Nazionale) e religione (Wat Ounalom), dovresti toccare con mano l’aspetto sociale per eccellenza: i mercati.

            Restando nella zona centrale, non rinunciare a una passeggiata al Mercato Vecchio (Phsar Chas in lingua khmer). Qui ti immergerai in una tipica atmosfera d’altri tempi, mescolandoti con la gente del posto che si accalca per la spesa quotidiana. Divertiti a contrattare per comprare un souvenir o una “krama”, la tipica sciarpa usata dai locali per gli usi più disparati: turbante, scialle, telo, sacca, asciugamani. Poi accomodati su uno sgabello di uno dei tanti sgangherati cafè situati all’interno del mercato, ordina un tè o uno spuntino a base di mango, e osserva il mondo che ti passa davanti.

            Per un’esperienza simile dopo il tramonto, recati invece al Mercato Notturno sul lungofiume Sisowath: molti abitanti di Phnom Penh vi si danno appuntamento per cenare a base di succulenti piatti della tradizione. Scegli il tuo preferito, finirai per trovarti accovacciato a piedi scalzi su un immenso tappeto in compagnia di centinaia di locali che mangiano, chiacchierano e sorseggiano una birra ghiacciata.

            venditore di succo di canna da zucchero mercato vecchio phnom penh

            Mercato Centrale (Phsar Thmey)

            Continuiamo a parlare di mercati: ce ne sono almeno altri due che devi assolutamente vedere a Phnom Penh. Iniziamo dal più grande e frequentato: il Mercato Centrale (Phsar Thmey, che in khmer in realtà significa mercato moderno), nei pressi di Boulevard Norodom. La struttura è enorme e con una forma molto particolare, specie se osservata dall’alto: una grande X – formata da una cupola centrale e quattro ali – tutta in cemento e acciaio.
            Fu costruita nel 1937, durante il protettorato francese, in tipico stile art-déco. In questa “mecca dello shopping” dal colore giallo ocra troverai quasi di tutto: dal cibo ai prodotti per la casa, dai souvenir agli oggetti tipici dell’artigianato locale, dall’abbigliamento all’elettronica. E ancora, banconote e monete antiche, oreficeria e raffinata gioielleria.
            Una curiosità: il mercato sorge in un’area un tempo occupata da un piccolo lago, per cui durante le giornate di pioggia le strade attorno alla struttura si allagano facilmente. Fatti trovare preparato!

            Mercato Russo

            C’è un altro mercato che ti consigliamo vivamente di visitare: si tratta del Mercato Russo. Non ti fare però trarre in inganno dal nome: qui non troverai vodka o caviale, né negozi che vendono matrioske e poster di Lenin. Il Phsar Tuol Tum Pung (dal nome dell’affascinante quartiere dove si trova) fu il primo mercato di Phnom Penh a riaprire nei primissimi anni ’80 dopo la caduta di Pol Pot e la fine della guerra civile. Nella zona si erano stabiliti moltissimi cittadini russi e bulgari, con lo scopo di aiutare a risollevare un Paese amico letteralmente in ginocchio.

            Mercato Russo Phnom Penh

            Il Mercato Russo fu un punto di riferimento importante in quegli anni, oltre a diventare il luogo d’incontro degli stranieri. Oggi è un mercato molto animato e colorato dove scatterai decine di magnifiche foto.

            Se hai tempo, approfitta anche per visitare i dintorni: il quartiere di Toul Tom Poung sta diventando il centro creativo della capitale, e ne sono esempio interessanti caffè, ristoranti e boutique dall’atmosfera accattivante che ti conquisterà.

            Il Lato oscuro di Phnom Penh, i luoghi della memoria

            Un tour della città di Phnom Penh non è completo finché non sei pronto a calarti nell’emisfero buio e doloroso della sua storia recente. Il genocidio ideato dal regime comunista dei Khmer Rossi di Pol Pot nella seconda metà degli anni ’70 decimò la Cambogia, uccidendo 1,7 milioni di persone (su un totale di 8 milioni) attraverso l’esecuzione, la tortura e la fame. Ed è essenziale, persino vitale, che ogni viaggiatore qui trascorra un po’ di  tempo a rispettare i suoi morti, spesso dimenticati e senza nome. A Phnom Penh ci sono due luoghi che sono la memoria storica del genocidio.

            Museo del Genocidio Tuol Sleng, o Prigione S21

            Iniziamo da quella che fino al 1975 era una scuola, il Liceo Tuol Svay Prey Ponhea Yat, nella zona sud di Phnom Penh. I Khmer Rossi lo occuparono trasformandolo nell’Ufficio di Sicurezza S21. In breve diventò luogo di detenzione, tortura e morte per decine di migliaia di cambogiani che si ribellarono al regime di Pol Pot. C’è ancora il filo spinato attorno all’edificio, le grandi aule scolastiche con il pavimento a quadri bianchi e marroni sembrano sospese nel tempo, suddivise in piccole celle anguste e agganciate a quei giorni di follia. E ovunque, alle pareti, le grandi foto delle vittime, giovani, bambini, anziani, tantissime donne. Esistenze troncate senza un motivo, per mano di concittadini, spesso vicini di casa, che avevano abbracciato la macabra ideologia della cosiddetta Kampuchea Democratica. La Prigione S21 è oggi stato trasformata nel Museo del Genocidio di Tuol Sleng. Alcuni dei sopravvissuti lavorano qui, accompagnano i visitatori e condividono i ricordi di quegli anni terribili. Nei loro sguardi, dietro i loro sorrisi, potrai scorgere un velo di orrore che non li lascerà mai.

            sopravvissuto a Tuol Sleng, Phnom Penh

            Memoriale di Choeung Ek, o Campi della Morte (Killing Fileds)

            C’è un altro luogo che dovrai visitare per avere chiaro il quadro di cosa avvenne in quegli anni tragici. Si trova fuori città, a circa 15 km da Phnom Penh, in una zona tranquilla adibita a frutteti, in località Choeung Ek. Oggi è noto come “Killing Fields”, i campi della morte. Molti prigionieri della S21 venivano condotti qui per essere giustiziati senza pietà; nel sito sono state ritrovate decine di fosse comuni con oltre 10.000 corpi. Al centro del memoriale di Choeung Ek c’è una cappella con teschi e scheletri di alcune delle vittime, l’atmosfera del luogo è beffardamente tranquilla, quasi rarefatta.
            Di campi simili nel ’79 in giro per la Cambogia ce n’erano circa 300. Sono i luoghi in cui trovarono la morte le vittime del genocidio cambogiano, civili di tutte le età colpevoli di non essersi piegati al regime di Pol Pot.

            Phnom Penh, guidatori di riscio'

            Una città e un popolo che guardano al futuro

            Abbiamo concluso il nostro articolo con la descrizione di due luoghi – il Museo del Genocidio e i Killing Fields – che rappresentano senza dubbio delle esperienze forti e dai toni cupi, che rattristano ma fanno anche riflettere. Sono tappe che, secondo noi, chi si reca Phnom Penh dovrebbe visitare, per conoscere meglio questo popolo chiamato quotidianamente a fare i conti con il suo passato doloroso. Ma anche per apprezzare appieno la straordinaria forza con cui oggi i cambogiani guardano al futuro. Man mano che ti allontanerai da quelle “urla del silenzio”, tornerai ad essere travolto piacevolmente dai suoni e i profumi della città, a restare ammaliato dai sorrisi generosi e dalla cordialità della gente. E ancora ad ammirare l’eredità del patrimonio storico e architettonico khmer, a stupirti della vibrante scena culturale contemporanea. Caratteristiche che fanno di Phnom Penh uno dei luoghi più affascinanti che ti capiterà di visitare durante il tuo viaggio in Cambogia.

            bambini Phnom Penh

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