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Durante le tue vacanze in Cambogia, siamo certi che visiterai Angkor e Siem Reap. Molto probabilmente anche Phnom Penh. Forse Battambang, o Kratie. Ma se cerchi un’esperienza autentica, Banlung e il Ratanakiri sono i luoghi dove scoprirai… la Cambogia che non ti aspetti.

La Provincia del Ratanakiri

Il Ratanakiri è la provincia più remota del Paese e per noi una delle più affascinanti: si trova nell’estremo nord-est, al confine con Laos e Vietnam. In lingua khmer kiri vuol dire montagna e ratana significa gemme, pietre preziose. È quindi la provincia con le Montagne dalle pietre preziose. Separata geograficamente e culturalmente dal resto del Paese (fino a 15 anni fa per i turisti era impossibile visitarla), la provincia è poco popolata: non più di 200.000 abitanti, di cui il 75% non appartiene all’etnia principale khmer ma ai discendenti di antiche tribù degli altipiani. Il capoluogo è Banlung, o Ban Lung, che è il principale centro economico e commerciale del territorio. Per i veri viaggiatori come te, Banlung e il Ratanakiri rappresentano un’imperdibile occasione per toccare con mano la “vera Cambogia”.

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    Le minoranze etniche, le tribù degli altipiani

    Questa provincia, come la vicina Mondulkiri, è stata sempre abitata dal gruppo etnico dei khmer loeu (che significa khmer degli altipiani), che a sua volta si suddivide in 12 etnie locali con altrettante lingue parlate. Gli indigeni degli altipiani hanno avuto una storia recente travagliata: costretti in schiavitù durante il colonialismo francese, obbligati ad abbandonare i loro usi dai khmer rossi negli anni ’60, attaccati dai vietnamiti e infine bombardati dagli americani. Da 20 anni i khmer loeu stanno cercando di godere di una relativa tranquillità. I sottogruppi etnici più diffusi nella provincia di Ratanakiri sono i Tumpoun e i Kreung. Ci sono almeno altre sei minoranze di un certo rilievo, ma nessuna di esse può contare più di 5.000 componenti: si tratta di Kavet, Kachoch, Charay, Prou, Lun e Phnong. Questi ultimi – detti anche Bunong – rappresentano invece l’etnia dominante nella vicina provincia del Mondulkiri.

      gente del ratanakiri

      Il capoluogo Banlung, la città rossa

      Ce la ricordiamo ancora oggi l’emozione provata la prima volta che siamo arrivati a Banlung. Terra rossa, dappertutto. Grandi aree e lunghi viali sterrati, costruiti con la baldanza di chi sa che da queste parti non vi è carenza di spazio, o forse la lungimiranza di uno sviluppo demografico che però potrebbe non arrivare mai. Chissà se Banlung e il Ratanakiri vivranno la stessa epopea del far west americano: i vasti territori quasi disabitati e ricchi di pietre preziose, oro e caucciù, richiameranno i cowboy del Sud-est Asiatico? Del resto l’aeroporto non funziona, ma adesso almeno la strada per arrivare a Banlung c’è. E pazienza se non è asfaltata e quando piove la laterite si trasforma in fango rosso nel quale sguazzano noncuranti carri, biciclette, tuk tuk e motorini guidati da “montagnards” fieri e sorridenti.

        Ratanakiri - Banlung, il mercato

        ©️ @Jensre • CC BY-SA 3.0

        Il mercato tradizionale di Banlung

        Gli abitanti a Banlung sono circa 18.000, e la cittadina prova ad abbozzare una crescita: alcuni piccoli edifici in cemento iniziano a fare capolino tra le case basse e le capanne di legno. La vita si svolge ancora attorno al mercato tradizionale. Si tratta davvero di un mercato autentico che attira khmer delle città e delle campagne, nonché abitanti di origine cinese o vietnamita che si mescolano all’ambiente autoctono composto da una dozzina di etnie provinciali. Verdure di tutti i tipi, frutta, cianfrusaglie, carne appena macellata, bambini che dormono su improvvisate amache, scooter che si infilano negli stretti vicoli di terra rossa tra una bancarella e l’altra: assicurati di arrivare al mercato con la batteria del cellulare carica, perché ti verrà voglia di fotografare ogni particolare di questo suggestivo crocevia da ultima frontiera.

          mercato di banlung

          Cosa fare a Banlung

          L’offerta ricettiva e di ristorazione è piuttosto varia e inizia a strizzare l’occhio ai turisti internazionali in cerca di trekking e avventura. Ce n’è per tutti i gusti: guesthouse spartane per viaggiatori zaino in spalla, hotel dal fascino neocoloniale, piccoli alberghi in stile sino-khmer, cafè “eco-cool”, qualche ristorante tipico. Nella categoria fascino, un posto sul podio lo merita il già leggendario hotel Terres Rouges, fondato nel 2000 trasformando quella che era stata la residenza del governatore francese.

          Terres Rouge Lodge

          Girare nella città del “dey krahorm” (la terra rossa) è un’avventura in sé. Puoi anche visitare il tempio buddhista di Wat Rahtanharahm, una grande pagoda in cima alla collina Phnom Svay distante 1 km dal centro. Da lì puoi godere un bel panorama e ammirare la statua del Buddha sdraiato, oltre ad attirare lo sguardo curioso delle decine di monaci.
          Insomma, a Banlung, che i francesi chiamavano Labansiek, troverai materiale sufficiente per stupirti ad ogni angolo.

          Banlung

          Il Lago vulcanico Yeak Loam

          A 5 km da Banlung, non perderti il Lago Yeak Loam. È un lago vulcanico dalle acque verde smeraldo, profondo 49 metri e circondato da una giungla rigogliosa. Pare che si sia formato 700.000 anni fa e alcuni studiosi, per via della sua forma perfettamente circolare, pensano sia stato creato dalla caduta di un meteorite. È il luogo perfetto per rilassarsi dopo una lunga giornata di escursioni. Rimani lì fino al tardo pomeriggio: godrai di una vista impagabile quando il sole tramonterà sul lago.
          Per le tribù indigene della zona lo Yeak Lom è considerato un luogo sacro, e secondo le loro leggende le sue acque sarebbero abitate da misteriose creature viventi. Attorno al suo perimetro ci sono diversi moli di legno dai quali ti potrai tuffare per un bagno rigenerante, imitando gli abitanti della zona. Non aver paura, quella delle creature misteriose è solo una leggenda. O no?

          lago yeak loam banlung

          Parco nazionale di Virachey

          Se sei amante della natura e della montagna, un soggiorno nel Ratanakiri non sarà completo senza un trekking nel Parco Nazionale di Virachey, sul territorio ricoperto dai Monti Annamiti al confine con il Vietnam. Si tratta del più grande e probabilmente più suggestivo parco nazionale cambogiano e rappresenta un’occasione unica per gli amanti dell’hiking e del trekking.

          L’hiking consiste in una “vigorosa passeggiata” nella zona cuscinetto del parco, che potrai effettuare in giornata, senza pernottamento. Se invece vuoi esplorare davvero la giungla del Virachey, devi assolutamente optare per un trekking di 2 o 3 giorni. In questo caso potrai imbatterti nell’animale simbolo del parco nazionale, ovvero il gibbone dalle guance gialle, una rara specie di scimmia in via d’estinzione. Il parco, che in alcune zone non è ancora mai stato esplorato (!) è l’habitat di altre specie tra cui elefanti, leopardi, orsi malesi, tigri, buceri e ibis giganti.

          trekking al virachey

          Banlung e il Ratanakiri: le cascate

          Tre delle più famose cascate cambogiane si trovano a pochi chilometri da Banlung, nascoste tra piantagioni di anacardi e alberi della gomma.

          • La più famosa e spettacolare delle tre è Chaa Ong: si trova in una gola della giungla, ha un salto di 18 metri, dove ci si può arrampicare e fare una doccia rinvigorente. Si trova 9 km a nord ovest di Banlung, e dobbiamo dire che il viaggio per arrivarci è delizioso almeno quanto la cascata stessa. Sappi che si prosciuga da gennaio a maggio.

          • Kachang o Kinchaan. Questa cascata si trova a 8 km a sud di Banlung. Una volta arrivati al fiume, è necessario scendere alcuni ripidi gradini di legno per poter accedere alla cascata. C’è anche un altro percorso che ti porta a un ponte sospeso in legno che attraversa la gola del fiume. Puoi avventurarti a piedi fino al centro del ponte per una vista eccezionale. La cascata ha un salto di circa 10 metri ed è circondata da una lussureggiante vegetazione tropicale.

          • Formata dallo stesso fiume che dà vita a Kachang, anche la cascata Ka Tieng ha un salto di 10 metri. Secondo noi è la più divertente, anche perché – proprio davanti alla cascata – dagli alberi scendono robuste liane a cui potrai appenderti per giocare a Tarzan e Jane.

          Le miniere di zirconi e le piantagioni di gomma

          Banlung e il Ratanakiri sono famose per le pietre preziose, in particolare zirconi blu e altre gemme di minor pregio. Vengono estratte da minatori che, per i metodi rudimentali che utilizzano, sembrano usciti da un racconto d’avventura dell’800. Iniziamo col dire che le miniere più abbondanti si trovano nel distretto di Bor Keo, a 30/35 km da Banlung. I luoghi esatti delle miniere sono sempre incerti, e sembra che nessuno sia in grado di fornire indicazioni precise. Un po’ perché cambiano di continuo, all’infinita ricerca della vena mineraria giusta, e poi perché sono davvero difficili da raggiungere, immersi come sono nelle foreste di caucciù.

          Ratanakiri - miniere di zirconi

          ©️ @PaulArps – under license CC BY 2.0

           

          La vita attorno alle miniere

          I minatori, noti come kamakor tbong, allestiscono accampamenti vicino ai punti prescelti per scavare e ci vivono per settimane. I pozzi, sconsigliati ai claustrofobici, sono buche larghe 70/80 centimetri e lunghe fino a 15 metri. Giunti sul fondo i minatori iniziano a scavare orizzontalmente e riempiono secchi di terra, issati in superficie grazie a pulegge in legno, dove – se assistiti da molta fortuna – si possono trovare delle pietre preziose. Ma a volte i i kamabor tbong passano giornate intere senza tirar fuori neanche una gemma. Le condizioni dei minatori sono a dir poco precarie, tanto più che questo lavoro massacrante è pagato pochi dollari al mese, a vantaggio assoluto dei proprietari dei terreni. Se vuoi ammirare alcune immagini di questa remota realtà da “piccolo mondo antico”, ti consigliamo questo album fotografico a cura di Domenico Tattoli.

          L'esperienza nel villaggio remoto di Koh Pek

          Una delle esperienze più autentiche che puoi fare nella provincia del Ratanakiri è visitare il villaggio di Koh Pek, adagiato sul fiume Tonle San.

          I totem funerari del cimitero kachoch

          Un’altra esperienza incredibile ti aspetta nei dintorni del villaggio di Koh Pek. Si tratta dei totem funerari del cimitero kachoch, una delle etnie che vivono nel distretto multietnico di Voen Sai.

          I kachoch sono animisti, e credono che lo spirito dei morti affronti una nuova vita. Quando qualcuno muore prima si fa una cerimonia nel villaggio, poi la salma viene trasportata nella giungla vicina e riposta in tombe semplici.

          In seguito, quando la famiglia è pronta, si organizza una grande festa a base di cibo e “vino di riso” alla quale viene invitato l’intero villaggio. Viene sacrificata una mucca (o un bufalo), e attorno alla pittoresca tomba in legno viene costruito un recinto ricoperto di scritte e graffiti.

          totem Ratanakiri

          Più la famiglia è facoltosa, più grande e decorata sarà la tomba. Accanto al sepolcro vengono riposti oggetti personali che ricordano il defunto – una mitragliatrice per un ex guerriero, una moto per il giovane morto in un incidente stradale – e che si vuole che possa portare con sé nella vita futura. Inoltre vengono costruiti due totem in legno, uno di sesso femminile e uno maschile, che avranno il compito di custodire il sepolcro da quel momento in poi. Sì perché, a differenza di quello che avviene in occidente, dopo questa cerimonia funebre i parenti non andranno più a far visita alle tombe, che saranno lentamente abbandonate alla giungla e all’oblio.

          tomba kachoch - banlung

          Banlung e il Ratanakiri: quale futuro?

          Nonostante la recente apertura al turismo, Banlung e il Ratanakiri hanno indici di sviluppo ancora preoccupanti. Quasi un bambino su quattro muore prima di raggiungere i 5 anni di età. L’aspettativa di vita è ai livelli del nostro Medioevo: 39 anni per gli uomini, 43 per le donne. Nei villaggi è raro che ci siano energia elettrica e acqua corrente; per non parlare della possibilità di accedere ai medicinali e ai servizi sanitari: i malati si affidano ancora a sciamani e stregoni. Anche i livelli di istruzione sono bassi e l’analfabetismo affligge i tre quarti della popolazione. L’istruzione è un lusso, ma è anche l’unica chiave di volta per garantire uno sviluppo alla provincia.

          quale futuro per il ratanakiri

          L’augurio è che ogni dollaro che il turismo porta nelle tasche della gente del posto, venga poi investito per garantire istruzione e sanità, e regalare a questa gente un futuro meno incerto.

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