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credits: @EyeofJ – under license CC BY-ND 2.0

Un gruppetto di bambini sfreccia urlando, evitando di schiacciare i piccoli granchi sulla sabbia. Fuggono alla calura di mezzogiorno, lanciano i loro vestiti e si tuffano nel mare argentato. Decine di teli sono stesi sulla sabbia e altrettante amache sono sistemate all’ombra degli alberi. Famiglie cambogiane organizzano barbecue a base di pollo alla griglia e ciotole di riso. Il fine settimana procede lento, come sempre, a pochi metri dagli scheletri delle ville incompiute della metà degli anni ’70 che emergono numerosi tra il verde della vegetazione. È qui che si radunano i fantasmi di Kep.

Kep, una piacevole sorpresa

La nostra prima visita a Kep fu frutto di pura “serendipità”, l’arte di trovare quello che non stai cercando. Non ne avevamo mai sentito parlare, ma chiacchierando con altri viaggiatori a Phnom Penh, avevamo rivelato la nostra successiva tappa al mare. “Sihanoukville non va più bene“, avevano ribattuto. “Molti investimenti cinesi, ora troverete solo casinò e cantieri“. Avevano offerto un’alternativa: la provincia di Kep.

    barche al largo della costa sud della Cambogia

    ©️ @Paul Arps – CC BY 2.0

    All’arrivo, abbiamo rapidamente scoperto che Kep ha tutto il necessario per un luogo di relax. Una piccola spiaggia dorata al centro della cittadina, punteggiata da alberghi, ristoranti e bancarelle. La strada costiera offre una vista sbalorditiva del mare blu e dell’isola vietnamita di Phu Quoc in lontananza. I dintorni nascondono pittoreschi villaggi di pescatori, coi bambini che giocano all’interno di case di legno su palafitte. Alzando gli occhi verso le montagne retrostanti si è ricompensati dal panorama verde intenso del Parco Nazionale di Kep, un meraviglioso percorso di trekking che porta ad un convento di monache buddhiste. La paradisiaca isola di Koh Tonsay – “Isola dei Conigli” – si trova a soli 20 minuti di barca e regala un’atmosfera davvero rilassante.

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      I Granchi di Kep

      Poi c’è il granchio. Arrivando in città verrai accolto da un bizzarro saluto: pochi metri al largo della costa si trova un grande granchio di plastica che solleva le sue chele al cielo: “Welcome to Kep“. Questo strano saluto è un chiaro messaggio: Kep oggi è famosa per i suoi granchi. Nel cuore della città si trova il pittoresco mercato dei granchi, che merita una visita. Inoltre fuori a ogni ristorante troverai vasche di plastica dai quali i camerieri scelgono i crostacei ancora vivi, pronti per essere trasformati in mille ricette, di cui la più famosa è il “kdam chaa”, granchio fritto e condito con il pepe verde della vicina Kampot.

      un prelibato piatto a base di granchi

      L’Era Glamour di Kep-Sur-Mer

      Eppure, qui manca ancora qualcosa: i viaggiatori stranieri. Mentre il turismo internazionale ha riscoperto la Cambogia, per Kep rappresenta una sfida ancora in corso. Agli inizi del 1900 i coloni francesi si erano innamorati della località trasformandola in un luogo di villeggiatura di alto livello (la “Saint-Tropez del Sud-Est Asiatico”) e ribattezzandola Kep sur mer. Con l’arrivo degli anni ’60, Kep si era affermata anche come luogo di villeggiatura della borghesia cambogiana, la famiglia reale era spesso in città, con il principe Norodom Sihanouk che utilizzava Kep come ambientazione delle sue feste faraoniche. Champagne, cucina gourmet e cene di lusso erano all’ordine del giorno durante quest’era glamour, celebrità del jet-set internazionale erano ospiti fissi delle feste in villa sulla Riviera.

      Kep, statua sulla spiaggia

      ©️ @Adam Jones – CC BY 2.0

      Il Declino degli Anni ’70

      Quando i khmer rossi presero il potere nel 1975, le feste si interruppero bruscamente. I ricchi cittadini che andavano in vacanza a Kep-sur-mer furono le prime vittime predestinate della follia di Pol Pot. Molti dei volti di coloro che un tempo animavano le feste di Kep sono ora visibili nel Museo del genocidio Tuol Sleng di Phnom Penh.
      Anche la cittadina di Kep iniziò il suo declino. Radici e rami sfondavano le pareti delle case-vacanza, i giardini venivano ricoperti da erbacce e le ville – costruite secondo lo stile unico dell’età d’oro dell’architettura cambogiana degli anni ’50 e ‘60 – cominciavano a sgretolarsi.

      Kep un sinistro murales

      La Rinascita della Perla dell’Indocina

      Ma a poco a poco e con tanta pazienza, mentre il popolo khmer cercava di lasciarsi alle spalle il doloroso ricordo del genocidio, i piani per la rinascita di Kep sono ripartiti. La provincia è ora pronta per la sua terza vita come località in espansione. I cambogiani sono cautamente tornati in vacanza, ora Kep attende anche i turisti internazionali.

      Le strade sono state asfaltate e le spiagge ampliate. Gli hotel sulla costa sono stati acquistati e rinnovati da strutturate catene alberghiere, mentre le pensioni di fascia media hanno riaperto i battenti. Sono nati ristoranti di medio e alto livello, che offrono un’alternativa al barbecue khmer e al mercato dei granchi. Lussi occidentali come formaggi e vini pregiati sono di nuovo disponibili. Pare che un nuovo boom turistico sia dietro l’angolo: gli albergatori e i ristoratori di Kep ne sono certi. E ne siamo convinti anche noi.

      Kep la rinascita

      Ci Vediamo a Kep!

      Mentre i turisti si allontanano dalla costa del casinò di Sihanoukville alla ricerca di un’esperienza più tranquilla e autentica, Kep è già sulla buona strada per rivivere il suo sfarzoso passato come fiorente destinazione balneare. Sembra davvero tutto pronto. Kep ti aspetta, tu non farla aspettare.

      ci vediamo a Kep
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